Page 18 - Flip giardini
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Eraclito diceva che «la natura ama nascondersi». Ma – potremmo chiedere – è proprio vero? Non è forse vero
             che la natura ama mostrarsi? Non si mostra, attorno a noi, con tutte le sue forme e i suoi colori? Dopo aver fatto
             il punto su tutto ciò che la natura mostra di sé – sulle cose più belle e su quelle meno belle da osservare e perce-
             pire – potremmo approfondire il senso del frammento di Eraclito: c’è qualcosa che la natura nasconde e che, per
             essere scoperto, richiede qualche tecnica di osservazione particolare?

                Quest’ultima domanda, collegata al frammento del filosofo, può diventare il punto di partenza per lunghe e
             complesse esplorazioni, alla ricerca – ad esempio – delle forme geometriche nascoste nei corpi naturali e di altri
             aspetti misurabili nelle loro caratteristiche, di ciò che sta nel sottosuolo, di ciò che è dentro le cose, della biodiver-
             sità a cui solitamente non si fa caso, di quel che accade nelle varie fasi delle lente trasformazioni attorno a noi,
             delle molteplici relazioni tra gli animali e le piante presenti in un giardino e così via.

                Così, grazie ad un brevissimo frammento di un filosofo antico, riattivato da buone domande in un ambiente
             stimolante per l’apprendimento, ci si accorge che può essere molto istruttivo e divertente giocare “a nascondi-
             no” con la natura, allenandosi ad osservare ciò che è nascosto dietro ciò che è evidente. Moltiplicando i punti di
             partenza e le domande, gli spazi aperti – grazie alla loro complessità irriproducibile negli spazi chiusi – potranno
             diventare spazi di scoperta preziosissimi per allenare la percezione, il linguaggio, la capacità di osservare e quel-
             la di ragionare insieme agli altri, affinando la sensibilità al riconoscimento delle connessioni esistenti in tutto ciò
             che ci circonda. Allargando lo sguardo, lo spazio aperto diventa un impareggiabile osservatorio e laboratorio di
             complessità, dove qualsiasi cosa può diventare enigma che suscita domande o indizio per tentare di rispondere a
             domande e formulare ipotesi, a partire dai punti interrogativi che le insegnanti propongono al gruppo per inne-
             scare esperienze e conversazioni cariche di tensione filosofica.




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                                                                                   Filosofo e ricercatore Università di Pisa

















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