Page 21 - Flip giardini
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È per questo che si allude non ad “un giardino”, ma “mille giardini”, sapientemente progettati, permetteranno
             ai bambini, l’accesso ai differenti campi del sapere.
                L’infanzia si affaccia al mondo con curiosità e stupore; spetta a noi adulti predisporre ambienti e materiali con
             i quali i bambini possano avvicinarsi alla molteplicità dei linguaggi simbolici e culturali, come quelli artistici, musi-
             cali o linguistici, quelli relativi alle scienze, alla logica e alla matematica. Non solo “in sezione” si possono cogliere
             fruttuose opportunità per i dialoghi, far conoscere nuove parole, rendere i bambini avvezzi alla formulazione di
             domande, così come lasciar loro la libertà di mettere alla prova abilità del corpo. Permettergli relazioni generose
             con la natura che lo circonda. Outdoor education è anche la partecipazione attiva dell’adulto al gioco del bam-
             bino, con gli obiettivi d’infondere sicurezza, senso della sfida, tenacia, autonomia, capacità di scelta, e anche l’a-
             bitudine ad affrontare gli imprevisti e gli insuccessi. I bambini amano essere accompagnati nelle loro esperienze,
             condividerele loro osservazioni, spesso a noi invisibili.

                Nella quotidianità, l’educatore colto e motivato non rinuncia al ruolo di “problematizzatore”. Con delicata ca-
             pacità professionale rilancia intuizioni singole e collettive. Allena e sostiene lo sguardo curioso e appassionato dei
             bambini, li accompagna verso un’indagine complessa della realtà. Mantiene nella sua progettazione le finalità
             del “progetto pedagogico” del Comune di Modena. Le cui basi fondamentali sono state sviluppate attraverso le
             prime intuizioni di Loris Malaguzzi, al quale è dedicato un nido d’infanzia; consolidate attraverso quelle “relazioni
             d’attaccamento”, che hanno tanto caratterizzato la ricerca di Laura Restuccia Saitta; infine, i contributi di Sergio
             Neri e la pubblicazione che egli curò negli anni ‘90, dedicata al Campi di Esperienza, che moltiplicava l’immagine
             potente che ci donò nei suoi scritti : un bambino come “Leonardo”.
                In questi giardini, una straordinaria e innovativa risorsa che proponiamo, è quella di una zona “off limits”. Si
             tratta di una piccola area recintata, un’oasi naturale e protetta, dedicata allo sviluppo della vegetazione spon-
             tanea e autoctona, da realizzare nei giardini, ma anche in zone attigue. Uno spazio verde e selvaggio, recintato,
             dove i bambini potranno vedere fiori e fili d’erba che crescono liberamente, ammirare piccoli uccelli in qualche
             nido che non si deve toccare, riconoscere il volo delle api così diverso da quello dei calabroni. In questa terra “di
             nessuno” sarà solo la Natura, giorno dopo giorno, a trasformare l’ambiente, donandoci qualcosa al quale sembra
             ci siamo disabituati: la complessità della fauna e della flora in città.

                Le aree verdi sono fonte di ricerca, generano sentimenti di biofilia. Ogni servizio educativo ha fatto della natura
             un oggetto concreto della progettazione, cercando di modificare i giardini in modo accurato e originale. E molto
             resta ancora da fare. Su questo tema, tutto il personale dei servizi è stato coinvolto attraverso un percorso di ricer-
             ca triennale sul “pensare sensibile”, coordinato da Luigina Mortari, professore Ordinario in Pedagogia generale e
             sociale, dell’Università di Verona. Tre sono stati gli ambiti individuati e approfonditi in un approccio complementare:


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